La stenosi uretrale maschile è una patologia complessa ed eterogenea che presenta una vasta gamma di fattori eziologici e di manifestazioni cliniche. Colpisce la popolazione, anche nei paesi sviluppati, con un’incidenza che varia tra lo 0.6 e l’1.2%. Sebbene esistano interventi per curare questa condizione, la probabilità che si manifesti una recidiva è elevata. La recidiva della stenosi uretrale non è altro che una nuova costrizione del lume dell’uretra nonostante la risoluzione post-trattamento.
Cosa accade dopo il trattamento della stenosi primaria
Una volta diagnosticata, la stenosi uretrale primaria deve essere curata: i trattamenti utilizzati sono l’uretrotomia (via endoscopica) e l’uretroplastica (intervento di riparazione e ricostruzione chirurgica). Entrambe le pratiche presentano una percentuale di successo più o meno elevata, 20–90%, che è strettamente dipendente dalle caratteristiche della stenosi trattata.
Nonostante l’efficacia dell’operazione, la patologia può ripresentarsi, poiché caratterizzata da un alto tasso di recidive: ciò si riscontra soprattutto nei casi di stenosi trattata tramite via endoscopica, in cui la probabilità di ricaduta varia da 23% al 92%.
Le recidive rappresentano una sfida sia in termini diagnostici sia per quanto concerne il trattamento da effettuare; questo, dipende da fattori quali l’eziologia, la gravità della costrizione, la sua posizione a livello uretrale e il tipo di operazione chirurgica condotta per il trattamento della stenosi primaria.
Perché la stenosi uretrale si ripresenta: fattori di rischio
I fattori di rischio che possono giocare un ruolo importante nell’insorgenza di una recidiva di stenosi uretrale sono:
- lunghezza della stenosi;
- fumo;
- diabete mellito;
- malformazioni congenite come l’ipospadia (incompleto sviluppo dell’uretra);
- presenza di infiammazioni croniche (Lichen sclerosus);
- interventi chirurgici precedenti.
La diagnosi della recidiva
Proprio perché il rischio di ricaduta è elevato, i pazienti che si sono già sottoposti alla prima operazione devono comunque svolgere dei controlli periodici preventivi.
Le tecniche utilizzate durante lo screening sono le stesse che vengono impiegate per la diagnosi della stenosi uretrale primaria.
In particolare, sono comunemente utilizzate sia l’URETROCISTOGRAFIA RETROGRADA E MINZIONALE sia una URETROCISTOSCOPIA, grazie a queste è possibile individuare potenziali recidive in pazienti sintomatici ed asintomatici.
Inoltre, queste metodiche permettono la visualizzazione della lunghezza dell’uretra, un parametro importante che può incidere sulla decisione di intervenire o meno chirurgicamente.
Come si tratta una recidiva di stenosi uretrale
Il trattamento di una recidiva di stenosi uretrale non prevede un iter standardizzato, ma si procede considerando:
- la posizione della costrizione;
- la gravità della stenosi;
- l’età, le condizioni fisiche e le richieste del paziente;
- gli interventi praticati precedentemente a livello uretrale.
Nel caso in cui la recidiva sia estesa e complessa da trattare, l’intervento più efficace risulta essere l’uretroplastica, durante la quale possono essere utilizzati innesti di tessuto provenienti dall’area genitale o extra-genitale (mucosa buccale o labbra).
Il trattamento endoscopico di uretrotomia, presentando un elevato tasso di insuccesso nella stenosi grave, è preferibilmente praticato in casi di recidive con un minore grado di complessità.
Controlli cadenzati e vigilanza attiva: la costanza è prevenzione!
Disuria (difficoltà ad urinare), infezioni ricorrenti del tratto urinario, insufficienza renale e tumore uretrale sono solo alcune delle complicanze causate da una recidiva di stenosi uretrale non trattata.
Avendo constatato che, anche dopo un intervento, la stenosi può ripresentarsi, effettuare controlli periodici risulta necessario per salvaguardare la propria salute. Inoltre, si raccomanda di rivolgersi al proprio medico specialista di fiducia in caso di manifestazione di sintomi riconducibili a recidiva di stenosi uretrale.
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References
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